In occasione del lancio dei nuovi Post it su carta riciclata, DM ha intervistato Roberto Mauri, corporate marketing, communication & public affairs director 3M Italia sul tema della responsabilità sociale e non solo.

Avete appena lanciato sul mercato i Post it in carta riciclata. Una dimostrazione di sensibilità nei confronti dell’ambiente e di responsabilità sociale che in 3M, tuttavia, è iniziata da tempo: quali in questo ambito sono i fronti su cui siete operativi?
E’ proprio così: in 3M Italia le attività nell’ambito della responsabilità sociale sono iniziate molto tempo fa. Quando entrai in azienda, rimasi colpito dal fatto che il principale stabilimento 3M era circondato da un un’ampissima area boschiva che l’azienda ha preservato ed è diventata un’oasi naturale del Wwf. Questo fatto mi colpì particolarmente perché, provenendo da un’altra società italiana, mi sembrava inconsueto. Quello che ho potuto vedere, durante la mia lunga esperienza in azienda, è la particolare attenzione rivolta da 3M ai clienti, all’ambiente, alle aree in cui opera e ai dipendenti. Per quanto riguarda questi ultimi, in particolare, ci sono numerose iniziative che tendono a facilitarne l’organizzazione della vita privata. Per esempio sono in essere attività di supporto di tipo quotidiano come la tintoria, la possibilità di effettuare la spesa on line con consegna in ufficio, un sistema di mobility management che aiuta il car pooling e l’asilo, anche se non si trova al nostro interno ma è in consorzio con altre aziende. Altrettanto numerose sono le nostre iniziative in ambito locale dove abbiamo i diversi siti. Con il comune di Segrate abbiamo operato mettendo a punto molte attività per i giovani sia a livello scolastico che di educazione stradale, essendo impegnati con le nostre tecnologie sul fronte della sicurezza stradale e dell’individuo. Cooperiamo anche con la Regione Lombardia e col Comune di Milano per effettuare delle analisi sugli incidenti e sulle ragioni che li generano a livello delle utenze deboli, quindi dei pedoni e dei ciclisti. Su questo punto sta lavorando il Centro Studi per la Sicurezza Stradale della Fondazione 3M costituita circa 5 anni fa con finalità di protezione dei beni culturali e di diffusione della cultura dell’innovazione. Questo Centro Studi ha analizzato in due riprese, sia nel ’96 che nel 2006, la situazione della segnaletica in Italia, per individuarne gli aspetti positivi o negativi e per mettere poi a disposizione i risultati alle comunità, ai comuni, alle regioni e allo stato.

Tutte queste iniziative come si concretizzano e quanto investe 3M nelle diverse attività?
Non è stato quantificato quanto investiamo o quanto tempo dedicano le nostre risorse a queste attività per il miglioramento di questi aspetti. Non abbiamo mai fatto un conto specifico e questo forse rappresenta un non utilizzo di quanto investiamo a fini promozionali. Esistono al contrario molte aziende che ne fanno una sorta di business unit, ma in realtà questo non corrisponde al nostro obiettivo originario.

Tutto ciò però risponde comunque a delle esigenze di business?

Assolutamente sì, questo fa parte del posizionamento del nostro brand. I valori del nostro marchio sono molto legati a questi aspetti e sono strumentali proprio perché noi ci crediamo dal punto di vista di adesione quasi incondizionata e non come frutto di un calcolo di convenienza. Ad esempio, è stata creata nel nostro interno la funzione Ehs - Environmental health & safety - che si occupa di programmi per la tutela dell’ambiente, della salute dei dipendenti, dell’impatto dei prodotti e processi e della sicurezza sul lavoro. Quest’ultima ha portato nel ’75 alla creazione di un programma chiamato 3P, prevention pollution pays, con l’obiettivo di ridurre le emissioni di gas nocivo o di scarti in maniera considerevole, al di là dei vincoli imposti dalle legislazioni a livello mondiale, statunitense, italiano o locale.

Le attività che organizzate in Italia sul fronte della social responsability in che misura si differenziano, o al contrario quanto risultano in linea, con ciò che viene fatto dalle filiali estere?
Noi abbiamo linee guida corporate, tuttavia a ogni consociata viene lasciata ampia autonomia per individuare le azioni più consone nel proprio Paese. Per esempio, solo l’Italia, ma da poco anche la Spagna, ha istituito una Fondazione nella quale far confluire una serie di attività legate al mondo dell’arte, della cultura oltre che ad aspetti scientifico-divulgativi. Risale invece ai tempi della Ferrania, quando venivano prodotte le pellicole radiografiche, la documentazione sull’ultima ricerca sull’analisi e la datazione che ha riguardato la Sacra Sindone. 3M ha contribuito a questi studi con materiali e tecnologie, tanto che successivamente lo scienziato che ha effettuato le analisi le ha lasciate in gestione alla Fondazione.

Voi vi rifate a linee guida, principi della sede Usa di St Paul, ma iniziative come quella appena citata dove nascono?
Un’iniziativa come questa nasce dal management locale. E’ in atto peraltro un ribilanciamento del “centro di gravità” aziendale dagli Stati Uniti al resto del mondo perché le vendite, che negli Stati Uniti fino a 10 anni fa erano preponderanti, l’anno scorso sono passate a essere il 37% del totale, complice anche l’indebolimento del dollaro. Per il resto in Europa il fatturato è il 26%, uguale all’Asia, mentre Canada e America Latina contano il restante 11%.

In Italia avete fatto delocalizzazione?
In Italia nel ’96 ci fu uno spin off a livello mondiale che toccò particolarmente la 3M italiana. Infatti tra le attività deferite si ricorda il settore radiografico con Ferrania provocò la perdita di un grande insediamento produttivo e di un business di notevoli dimensioni. In Italia questo ha portato a una riorganizzazione.
L’evoluzione dei mercati ha influenzato alcuni settori come quello dei lucidi per presentazione su lavagne luminose, evoluti poi in videoproiettori. Infatti lo stabilimento di Caserta, dedicato alla produzione di questo film, non è riuscito a essere convertito ed è quindi stato ceduto due anni fa. 3M ha compensato però acquisendo alcune competenze, prima fra tutte la sede del Design Center che opera a livello mondiale. Il Design Center è nato 3 anni fa su ispirazione dell’allora responsabile della funzione corporate marketing e comunicazione e del nostro executive vice president dell’area consumer & office. Essendo affascinato dalla capacità dei designer italiani ha voluto stabilire qui in Italia centro per il design.

Attualmente a quanto ammonta il fatturato italiano?
Noi fatturiamo oltre 630 milioni di euro, operiamo in 6 diversi mercati, abbiamo 42 piattaforme tecnologiche e dal loro incrocio e dalla declinazione dei vari prodotti nascono 50 mila prodotti e soluzioni per i diversi settori. Contiamo circa un migliaio di dipendenti.

L’anno scorso com’è andata?
Direi molto bene, il fatturato di 3M Italia è cresciuto anche nel 2007.

Relativamente all’area consumer, quanto incide il fatturato sul totale e com’è stato l’andamento?
L’area consumer in office incide intorno al 10-12%, l’andamento è stato positivo. Puntiamo ora sulle novità che inseriamo a brand Post it.

Per il 2008, limitatamente all’area consumer, quali tipi di risultati avete intenzione di ottenere? E la novità di Postit potrà aiutarvi nel raggiungimento dei vostri obiettivi?
Dal punto di vista dei consumi, questo è un anno piuttosto difficile. Penso che la novità ci aiuterà molto, anche se per ora è riservata alle aziende e successivamente sarà per il consumo. Puntiamo infatti molto sul supporto fornito alla nostra rete di distribuzione in termini di costruzione, promozione e attività verso il cliente finale. Mi riferisco a promozioni congiunte, addestramento del personale, attività di co-marketing e attività sul punto vendita.