Coca-Cola rimane, per il sesto anno consecutivo, il marchio più gettonato al mondo, mentre Colgate si piazza al secondo posto raggiungendo circa la metà della popolazione planetaria, con un tasso di penetrazione del 62 per cento. I marchi locali, però, continuano a formare ben il 64,6% del carrello, contro il 35,4% di quota dei global brand.

Sono questi gli elementi più significativi che emergono dall’edizione 2018 del ‘Brand Footprint Report’ di Kantar Worlpanel, come sunteggiato in un focus di Benjamin Cawthray, global thought leadership director della società di ricerche.

Secondo l’analisi, che rileva ogni anno la top 50 internazionale, esistono 17 marchi che, nell’arco di 12 mesi, registrano più di un miliardo di atti di acquisto a livello mondiale, una cifra che raggiunge il vertice di 5,8 miliardi nel caso di Coca Cola.

Nella classifica delle marche miliardarie compaiono 6 nomi che fanno capo a Unilever: Lifebuoy (saponi antibatterici), Sunsilk, Knorr, Dove, Lux e Sunlight. Altri 2 sono di Pepsico: le patatine Lay’s e, appunto, Pepsi. Nestlè, dal canto suo, si piazza nel salotto buono dei ‘miliardari’ con Maggi, Nescafé e Indomie, re degli instant noodles, popolarissimo in Asia e Africa.

“Molto è stato detto a proposito del mercato dei beni di consumo e delle recenti trasformazioni in atto, ma, a dispetto di tutto, almeno 22 dei 50 più grandi marchi mondiali hanno continuato, anche negli ultimi 12 mesi, a essere scelti con entusiasmo e più volte dai consumatori – commenta Josep Montserrat, amministratore delegato di Kantar Worldpanel -. Le opportunità di crescita esistono e vanno colte con un lavoro che vada molto in profondità, scardinando le abitudini e le rendite di posizione. I nostri dati mostrano che i canali più dinamici sono il fuori casa, l’e-commerce, il discount, il cash & carry e i convenience store. È saggio, quindi, investire sulla nuova capillarità che il consumatore sta chiedendo”.

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