Sempre più spesso ci capiterà, nell’immediato futuro, di ritirare i prodotti ordinati su Internet presso un locker, ossia un punto di raccolta automatizzato ad altissima tecnologia, ma di utilizzo davvero elementare (bastano 7 secondi per avere il proprio pacco), posizionato nel nostro quartiere. Questo perché la consegna a domicilio è scomoda, obsoleta e ben poco rispettosa della privacy. Cosa penserà la custode se siete in arretrato con le spese condominiali e intanto vi comprate l’ultimo modello di iPad?

Leader del settore è la polacca InPost, che fa capo alla holding Integer, quotata in Borsa. Nata in Polonia su iniziativa dell’imprenditore Rafal Brzoska come alternativa alle poste, ha oggi il suo core business nel commercio elettronico. Copre 20 nazioni – fra le quali Arabia Saudita, Australia, Cile, Gran Bretagna, Paesi Baltici, Ucraina, Russia, Colombia ecc.– dando vita al più esteso “parcel network” del mondo, con circa 4.000 postazioni, che diventeranno a breve 6.000, mentre la copertura, nel 2020, sarà di 46 Paesi. Nella sola Europa il target futuro è di 16.000 macchine.

In Italia è operativa da un anno, con un obiettivo 2015 di 1.000 installazioni, di cui 400 quest’anno. Di recente è balzata agli onori della cronaca soprattutto grazie a un importante accordo con Carrefour, che prevede, entro la fine del 2015, la posa di 200 locker presso ipermercati, supermercati e negozi di prossimità del colosso francese.

Altri host di primo piano sono Centostazioni, Eni, stazioni di servizio Repsol, Total Erg, Lidl, mentre nuovi partner si profilano all’orizzonte.

Stefano Moni, amministratore delegato per l’Italia, racconta che tutto parte dalla location e dagli investimenti (30 milioni per ora nel nostro Paese), il che spiega il perché di un accordo internazionale con il fondo americano PineBridge: più grande è la rete, maggiore è la movimentazione dei colli e dunque il business. E la redditività di InPost deriva proprio dalla sinergia con il corriere, Tnt, visto che i locker, sono interamente di proprietà del gruppo polacco, manutenzione compresa.

L’Italia per questa multinazionale è una piacevole scommessa, visto che e-Marketer valuta che nel 2013 le vendite online abbiano raggiunto 11,3 miliardi di Euro, con un incremento del 18%.  E questo è solo l’inizio. “L’alimentare è sicuramente l’altra grande opportunità, ancora tutta da scoprire. Evidentemente nel food la gestione, specie se si parla di freschi e refrigerati, si complica –osserva Moni . Il punto di raccolta deve avere scompartimenti a -4 o a -18 gradi a seconda dei casi. Tuttavia quando si hanno come location partner anche le grandi catene della gdo, aprirsi a questo reparto è una scelta obbligata. Il consumatore, del resto deve potere vedere il locker, con i suoi 47 sportelli nella sua versione base, come l’aggregatore di una spesa completa”.

Gli aspetti positivi sono davvero moltissimi: ospitare un locker non costa nulla al punto vendita e la macchina accresce traffico al negozio, consentendo facilmente anche di gestire operazioni di cross-marketing e cross-selling. Chi ritira il proprio pacco, infatti, usa uno scontrino con qr code e pin, che gli arriva via Internet. Al ritiro la macchina rilascia ovviamente una ricevuta, che permette anche di gestire i resi, sempre tramite locker. Su questa ricevuta è semplicissimo prevedere la stampa di un buono sconto per acquistare nel negozio partner che ospita il locker.

C'è poi il tema sicurezza: “InPost opera in molte nazioni, anche in Paesi in cui la microcriminalità è più elevata che in Italia, eppure tutto funziona – spiega Moni -. Le macchine sono collegate in rete e tramite telecamere alla nostra centrale operativa. Le location vengono selezionate anche in funzione della buona illuminazione e privilegiando strade di grande passaggio, anche notturno, nella maggior parte dei casi riprese dalle telecamere del partner che ospita la macchina stessa. I nostri utenti, quando si fermano per il ritiro, sono protetti dalle auto da un sistema di barriere. Malintenzionati che volessero violare il locker e svaligiarlo, non potrebbero certo rimuoverlo, visto che pesa 1650 kg. Potrebbero provare a forzare i 47 sportelli, con il rischio però di trovare, il più delle volte, oggetti di scarso valore unitario: una felpa, un libro, un giocattolo. Con il rischio in ogni caso di impiegarci troppo tempo, visto che il locker è dotato di diversi sistemi antifurto”.