Per il nono anno consecutivo Alce Nero Spa dimostra uno sviluppo consistente. Il gruppo, di più di mille agricoltori e apicoltori biologici in Italia e nel mondo, con sede a Monterenzio (Bologna) ha infatti chiuso l’esercizio fiscale 2014 con un fatturato consolidato di 54,5 milioni di euro, in crescita dell’8% rispetto all’esercizio precedente, nonostante la cessione, al socio Conapi, del marchio Mielizia e delle private label relative al miele.

L’incremento è stato trainato, in particolare, dalle ottime performance del brand Alce Nero, che negli ultimi mesi ha raggiunto picchi del +40%, con un fatturato che si attesta a 36,4 milioni di euro, il 26% in più rispetto all’anno precedente. Il marchio Alce Nero rappresenta oggi il 67% del giro d’affari globale del gruppo, con la previsione di raggiungere l’80% nel 2015.

Significativo lo sviluppo del brand in Italia, con un andamento positivo in tutti i canali distributivi: in particolare nella Gdo (+36%) e nei negozi specializzati nel biologico (+25,4%), con un dato cumulativo, sul mercato nazionale, del + 34 per cento. Si è riscontrata, invece, una lieve flessione all’estero (-3,6%), dato legato soprattutto all’andamento negativo della domanda giapponese.

Tra i prodotti più dinamici la nuova linea per bambini da zero a tre anni, “Alce Nero Baby”, ma anche le passate, le polpe e i sughi di pomodoro bio, così come i frollini totalmente privi di olio di palma, le composte, i mieli e i legumi lessati.

“Per il marchio Alce Nero l’obiettivo minimo del 2015 è di raggiungere un ulteriore incremento 12%: ma l’ottimo inizio dell’anno e i programmi di lancio di nuove referenze ci fanno pensare a risultati ancora migliori. Questo nonostante i primi mesi dell’anno siano risultati particolarmente complessi sul fronte della disponibilità di materia prima biologica, in particolare olio, farro e miele, a causa degli scarsi raccolti del 2014”, spiega l’amministratore delegato, Massimo Monti.

“La crescita di Alce Nero è per noi una conferma: il biologico è l’agricoltura di domani. L’abbandono dei pesticidi che sterminano le api, degli erbicidi che essiccano il terreno e dei petro-fertilizzanti che rinforzano i prodotti agricoli e inquinano è l’unica scelta possibile.  Il biologico è prospettiva, identità e salubrità, mestieri nuovi che appassionano – conclude Lucio Cavazzoni, presidente Alce Nero -.  È ristabilire una relazione fra chi produce e chi utilizza, fra campagna e città, fra rispetto ambientale e cibo sano. Il biologico è conoscenza e partecipazione. È scambio. Per questo cresce ed è destinato a mandare nella nicchia il cibo sconosciuto, che non ha nome né origine, che non costruisce fiducia e benessere”.