A metà settembre, Filippo Antonio De Cecco, un nome che è sinonimo di buona pasta italiana, ha lanciato l’allarme: la crisi Ucraina e la sanzioni hanno avuto, fra gli altri risvolti, un pesante cedimento della locale domanda di pasta – che comunque non compare fra i prodotti bloccati -, nell’ordine del 30%, specie a seguito delle molte chiusure di ristoranti italiani.

Ma gli interessi del gruppo di Fara San Martino (CH) in Russia non si limitano a questo. Il mercato è ricco e genera, per l’azienda, ben 40 milioni di fatturato, anche grazie all’acquisizione - per 40 milioni nell’ottobre 2011 - del gruppo Pmk, forte di 660 addetti, con stabilimenti a Mosca, Smolensk e San Pietroburgo, e una quota di mercato del 10%.

Non c’è da stupirsi dunque che Cariparma Crédit Agricole e Sace abbiano perfezionato, nei giorni scorsi, un finanziamento da 10 milioni di euro destinato a sostenere i piani di crescita all’estero di De Cecco, attiva, oltre che con le paste alimentari, con l’olio extravergine d’oliva, i sughi pronti e i derivati del pomodoro.

La linea di credito, strutturata sotto forma di revolving credit facility interamente erogata da Cariparma Crédit Agricole e garantita da Sace al 50%, è finalizzata a coprire i costi per l’acquisto di materia prima per sostenere l‘export di pasta e l’efficientamento del ciclo produttivo di De Cecco.
 
Con un fatturato superiore ai 400 milioni (di cui circa il 50% relativo all’export), il gruppo abruzzese è il terzo produttore a livello mondiale di pasta di semola e il primo nel segmento premium.

Cariparma Crédit Agricole si è recentemente distinta con il “Premio dei Premi” per l’Innovazione bancaria, ottenuto grazie al progetto Orizzonte Agroalimentare.  Secondo le analisi di Sace, infatti l’export agroalimentare italiano crescerà a un tasso medio annuo dell’8,9% nel 2014-2017, trainato soprattutto dai principali mercati emergenti (come il Brasile) e da quelli avanzati europei ed extra europei (Francia e Canada).