Lattiero-caseario in ebollizione. Mentre il colosso cooperativo Granarolo ha annuciato il pontenziamento della propria strategia estera, attraverso un accordo con Caseificio Gennari (grana padano, parmigiano reggiano e crudo di Parma) e il lancio della propria filiale cilena, le altre grandi – come Parmalat e Newlat - non sono rimaste con le mani in mano.

La multinazionale controllata dalla francese Lactalis,  ha acquisito da Consorzio cooperativo latterie friulane il ramo d’azienda che ha per oggetto l’attività di produzione, commercializzazione e distribuzione di prodotti lattiero caseari (latte pastorizzato e Uht, yogurt, Montasio, mozzarella, ricotta), compresi i marchi Latterie Friulane, Latte Carnia, Silp, San Giusto, Castello, Cometa.

Della transazione fanno parte anche lo stabilimento e la sede di Campoformido (Udine), gli immobili di Ponte Crepaldo (Venezia), San Martino (Pordenone) e Monfalcone (Gorizia), con i relativi contratti in essere. Saranno messi in salvo anche i 156 posti di lavoro preesistenti.

Nell’esercizio 2013 il fatturato del Consorzio è stato di 53 milioni di euro, ma la stima per il 2014 è di una flessione fino a 37 milioni.  “L’operazione è stata conclusa con il trasferimento di un capitale netto pari a circa 5,75 milioni di euro e l’accollo di debiti verso le banche per pari importo – si legge nella nota ufficiale -. Parmalat intende sviluppare il marchio Latterie Friulane, realtà che ha un forte legame con il territorio, attraverso un piano di recupero della competitività consentendo, tra l’altro, la continuità del polo produttivo di Campoformido, le attività relative alle produzioni Dop e gli approvvigionamenti di materia prima”.

Il gruppo Newlat (Reggio Emilia) – marchi Polenghi Lombardo, Matese e Giglio – ha rilevato dal canto suo il 100% della Centrale del Latte di Salerno per un ammontare di 12,7 milioni di euro.

Newlat – 320 milioni di fatturato e 800 dipendenti – ha smentito decisamente, attraverso le dichiarazioni del proprio presidente, Angelo Mastrolia, eventuali volontà di ridimensionamento della Centrale stessa.

«Al momento – ha spiegato Mastrolia al “Sole 24 Ore “ - non esistono ragioni per ipotizzare una riduzone del personale. Del resto non c'è ragione per credere in una flessione  dei consumi su un territorio che ha sempre risposto molto bene ai prodotti della Centrale. Il nostro gruppo ha poi tutta l'intenzione di puntare sullo sviluppo delle aree di business dell'azienda che rileviamo». Anzi: sarebbero già previsti forti investimenti sulle strutture produttive, nonché sull'innovazione di processo e di canale.