Già annunciata da diverso tempo è arrivata a compimento il 12 novembre la firma dell’accordo tra De Cecco e Invitalia - l’agenzia governativa per l'attrazione degli investimenti e lo sviluppo d'impresa - per il finanziamento dello sviluppo della capacità produttiva dei poli di Ortona e di Fara San Martino, in provincia di Chieti. II contratto sarà compiuto entro il 2017.

In totale verranno investiti 37,6 milioni di euro – 21 messi da Invitalia – e creati 48 nuovi posti di lavoro.  A Ortona partiranno due nuove linee di pasta secca (una per i formati corti e una per quelli lunghi), mentre nell’altro stabilimento verrà potenziata la semola, tramite un ampliamento delle capacità di magazzinaggio e stoccaggio.

“Con il rafforzamento della capacità dei due poli abruzzesi – ha commentato Filippo Antonio De Cecco – la società diventa il terzo produttore mondiale di pasta e conferma la sua volontà di realizzare i propri prodotti esclusivamente sul territorio italiano e non all’estero”.

Invitalia, che il 7 novembre ha investito altri 28,5 milioni in Kimbo - per potenziare lo stabilimento di Melito (Napoli) – ha per compiti istituzionale quello di accrescere la competitività del Paese, in particolare del Mezzogiorno e sostenere settori strategici per lo sviluppo. I suoi obiettivi prioritari sono di favorire l'attrazione di capitali esteri, supportare l'innovazione e la crescita del sistema produttivo, valorizzare le potenzialità dei territori.

De Cecco, dal canto suo, ha chiuso il 2013 con 411 milioni di fatturato, contro i 373 dell’anno passato e per il 2014 prevede di posizionarsi a 461 milioni. Il tutto le vale, come già detto, la medaglia di bronzo nella classifica mondiale di vendite di pasta di grano duro e un oro indiscusso nel segmento premium, quello dell’alta qualità.  

L’Ebitda del gruppo, attestato a circa 45 milioni di euro (comprese le aziende Pmi Usa e Desemark, il braccio informatico del pastificio) è un vero e proprio record e le stime per il 2014 sono di circa 50 milioni. L’utile netto di F.lli De Cecco, dell’Olearia, di Pmi e Desemark, dopo il pagamento di 7,5 milioni di euro di tasse, è di 13 milioni di euro, con previsione di 15 milioni per l’esercizio in corso.