Mediobanca promuove a pieni voti il settore vinicolo. Il recentissimo rapporto sul settore - reso noto il 3 aprile e che prende in esame nella prima parte 111 principali società di capitali italiane operanti nel settore, nonché l’aggregato 2003-2012 delle 14 maggiori imprese internazionali quotate con fatturato superiore a 150 milioni di euro e la dinamica tra gennaio 2001 e metà marzo 2014 dell’indice mondiale di Borsa delle imprese vinicole quotate (46 società emittenti di 51 titoli trattati in 20 Borse) – evidenzia, in estrema sintesi una buona dinamica dei fatturati, in crescita del 4,8% fino a 5,6 miliardi di euro, grazie soprattutto alla componente estera, in crescita del 7,7 per cento.

Il bacino dell’Ue si mantiene in testa, assorbendo il 51% del nostro export. La variazione positiva sul 2012 è stata del 9,2%. Segue il Nord America con il 32,7% (+3,9%). Asia e Australia, sebbene costituiscano ancora il 4,3% del totale, salgono dell’11,3% “Resta infine marginale – scrive Mediobanca - il contributo dell’America Latina (1,4%), mentre il resto del mondo (Africa, Medio Oriente e Paesi Europei non Ue) si attesta al 10,6% (10% nel 2012), in crescita del 14,9%”.

Le vendite complessive del 2013 – si legge ancora - si portano così, del 24,1%, sopra il livello del 2008, quelle all’export del 40,4%, quelle nazionali del 10,7%, confermando la tendenza degli ultimi sei anni (a eccezione del 2009). Il 2012 del settore vinicolo si è chiuso con ricavi in crescita del 7,7% sul 2011, (+9,3% all’export, +6,1% in Italia), più di quanto segnato dal settore alimentare nel suo insieme (+2%) e dall’industria delle bevande (+4,6%), mentre l’industria manifatturiera italiana si è contratta (-2,1%). I tassi di crescita delle vendite sono in riduzione dal 2011 e sono tornati sui livelli del 2010”.

Tutto questo si è tradotto in un andamento positivo dell’occupazione, cresciuta lo scorso anno del 2,7%, mentre il beverage in generale ha perso il 5,2% e il manifatturiero nel suo insieme il 6 per cento.

Straordinari gli andamenti borsistici mondiali del settore. Fra gennaio 2001 e marzo 2014 gli indici elaborati da Mediobanca evidenziano un +225,7%. “La migliore performance dei titoli vinicoli in termini relativi (ossia al netto delle dinamiche delle Borse nazionali) è segnata dal Nord America (+349,9%) e dalla Francia (+103,4%), mentre in altri Paesi le società hanno reso meno della Borsa nazionale: Australia -33,6%, Cile -38,2% e Cina -68,6%”.

Top seller 2013: la graduatoria dei fatturati vede in testa Cantine Riunite-GIV (534 milioni, +4,2% sul 2012), Caviro (327 milioni, +15,2%) e la divisione vini di Campari (228 milioni, +15,8%).

Antinori a 166 milioni (+5,5% sul 2012) si colloca in quarta posizione dalla sesta del 2012, scalzando la cooperativa Mezzacorona che è quinta a 163 milioni (+1,7%) e F.lli Martini che scende dalla quinta alla sesta con vendite a 159 milioni (+0,5%); guadagna la settima posizione Casa Vinicola Zonin con 154 milioni (+9,9%) a spese della cooperativa Cavit che è ora ottava a 153 milioni (-0,1% sul 2012); chiudono la top ten Casa Vinicola Botter con 136 milioni, che guadagna tre posizioni, collocandosi nona grazie alla forte crescita delle vendite (+30%) ed Enoitalia che, pur cresciuta del 13,2%, cede una posizione ed è decima con 128 milioni; il record di crescita nel 2013 spetta tuttavia alla veneta Contri Spumanti (+31,3%) che guadagna quattro posizioni, dalla 19esima alla 15esima; crescite superiori al 10% nel 2013 hanno riguardato la già citata Casa Vinicola Botter (+30%), la cooperativa Cevico (+22,1%), la Cantine Turrini Valdo (+20%, con il maggior recupero, pari a 5 posizioni, dalla 21esima alla 16esima), la divisione vini di Campari (+15,8%), la cooperativa Caviro (+15,2%), ed Enoitalia (+13,2 per cento)”.

Risulta insomma comprensibile che le aspettative per il 2014 si mantengano favorevoli, con un 92% degli interpellati che non prevede di subire cali, anche se la quota di chi è completamente ottimista flette pesantemente, dal 26,8% all’8,2 per cento. Insomma: anche se le cose vanno bene, la prudenza non è mai troppa.

 

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