“A novembre 2014 – scrive l’Istituto Centrale - l'indice destagionalizzato delle vendite al dettaglio aumenta dello 0,1% rispetto al mese precedente. Ma Nella media del trimestre settembre-novembre 2014, mostra una flessione dello 0,2% sui tre mesi precedenti. Nel confronto con ottobre 2014, le vendite aumentano dello 0,2% per i prodotti alimentari mentre restano invariate per quelli non alimentari”.

"Con riferimento alla forma distributiva, nel confronto con il mese di novembre 2013, le vendite segnano una flessione sia per le imprese della grande distribuzione ( 1%) sia per quelle operanti su piccole superfici ( 3,4%)". Spicca invece, ma non sorprende, il dato dei discount, che, secondo le stime di Coldiretti, dovrebbero chiudere l’anno a +2,3 per cento.

Dalle associazioni distributive vengono segnali di estrema prudenza. Citiamo solo le parole di Confcommercio: “Dopo sei mesi di continue riduzioni, la prima variazione congiunturale positiva dell’indice delle vendite al dettaglio è troppo esigua per immaginare una significativa ripresa a breve termine. Il pericolo deflazione-stagnazione resta cogente, mentre troppe speranze vengono riposte sugli effetti del prossimo quantitative easing”.

Insomma, una rondine non fa primavera. Tanto più che, sempre ieri, Mario Resca, presidente di Confimprese, ha lanciato l’allarme sull’andamento dei centri commerciali, una dinamica che rispecchia quella statunitense.

«I dati Confimprese Lab-Nielsen non lasciano dubbi – spiega Resca – ed evidenziano una perdita secca del 4,03% nel solo mese di dicembre e del 3,15% sull’intero 2013. Flettono tutte le zone d’Italia, con un picco sensibile del -5,11% nell’Area 4, cioè Sud e Isole. Male anche Lombardia, Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta, in calo del 3,72 per cento. La sempre minore disponibilità di denaro da parte della classe media, che è il cliente per eccellenza degli shopping center, e l’inverno caldo, che non incoraggia lunghe visite, sono tra i fattori determinanti del nuovo, brusco calo».