Si tratta soprattutto di confezionati secchi e bevande, che non necessitano di particolari regole di conservazione: dagli snack alla pasta, dalle patatine alle bibite. Il diritto si estende anche al non-food, ma non dovrà esser “oscurata” l’attività principale del punto di vendita, il cui focus rimarranno pur sempre i giornali.

Lo ha deciso la Giunta Regionale, approvando la delibera inerente agli ‘indirizzi regionali per il riordino del sistema di diffusione della stampa quotidiana e periodica’.

“La contrazione della domanda interna e la crisi dell’editoria sono una sfida all’evoluzione del ruolo delle edicole. Integrandone le funzioni, Regione Lombardia raccoglie la sfida di accompagnare i gestori in questo cambiamento. Gli obiettivi principali sono quelli di tutelare gli operatori e di offrire nuove occasioni di sviluppo, valorizzando anche la funzione pubblica e il ruolo tradizionale che queste attività commerciali rivestono”, ha spiegato Mauro Parolini, assessore al Commercio, Turismo e Terziario di Regione Lombardia.

Ovviamente Palazzo Lombardia è andato oltre, non limitandosi all’aggiunta di alcuni beni. I chioschi potranno infatti svolgere le funzioni di punto di informazioni turistiche, ruolo importante vista l’imminenza di Expo.

La Regione interverrà anche per incentivare le nuove aperture in aree depresse o poco servite. La Giunta, in collaborazione con i Comuni, il sistema camerale e le associazioni di settore, studierà opportuni piani di agevolazioni (finanziare e formative), per sostenere una rete che rimane comunque fondamentale per la libertà di informazione, specie delle fasce di popolazione che, per età o altri motivi, non hanno un accesso costante a Internet.

Snag-Confcommercio, il maggiore sindacato di settore, in un documento presentato il 17 marzo alla Camera dei Deputati puntualizza che “Fieg parla di una riduzione del numero delle edicole da 35.000 a 30.000. Tuttavia - in realtà - la diminuzione è molto più profonda e la circostanza grave è che, giornalmente, molte edicole vengono unilateralmente chiuse dal loro unico fornitore (distributore locale monopolista) perché le ritiene antieconomiche. Ciò determina un enorme danno in termini socio-culturali - poiché migliaia di cittadini vengono privati del diritto di accedere all'informazione - e un danno economico a tutta la filiera perché si perde il fatturato di quelle edicole (che può essere prudenzialmente stimato su base nazionale in oltre 70 milioni di euro)”.