Al momento i maggiori oneri potrebbero riguardare la grafica: con l’ampliamento dei caratteri – non inferiori a 1,2 millimetri o 0,9 per gli imballi più piccoli - e l’aggiunta di informazioni, in teoria tutte le etichette non ancora conformi dovranno essere ristampate. In caso di inadempienze a rispondere, a norma di legge, sarà il soggetto che commercializza il bene.

Elenchiamo i maggiori cambiamenti: le aziende dovranno indicare il processo di lavorazione per alcune categorie di prodotto (decongelati); per oli e grassi vegetali dovrà essere specificata la materia prima (di girasole, di mais ecc.) e non basteranno più diciture generiche; i multipack dovranno avere anche la data di scadenza apposta su tutte le porzioni confezionate singolarmente; i valori nutrizionali restano facoltativi per due anni e poi diventano obbligatori; il pesce dovrà portare le tecniche di cattura, mentre tutte le carni già non obbligate (praticamente il vincolo è oggi valevole solo per il bovino) dovranno portare, da aprile, i siti di allevamento e macellazione.

In larga parte, di fatto, l’industria alimentare italiana è già pronta da tempo. Dunque non dovrebbero esserci grandi impatti, a parte forse quelli dovuti alle dimensioni del carattere tipografico.

A destare polemiche e parecchi interrogativi è invece l’indicazione del produttore e dello stabilimento di produzione. Con la legge Ue gli obblighi verrebbero a cadere, anche se il Governo sembra intenzionato a reintrodurre i vari adempimenti previsti per la tracciabilità. Per capire cosa ne pensano i consumatori il Mipaaf ha addirittura aperto sul web una consultazione pubblica.