L’analisi constata una serie di “comportamenti multipli”, per cui nel carrello entrano beni ai due estremi di prezzo: quelli in promozione e quelli invece più particolari, come alimenti biologici, eco-sostenibili, a chilometro zero, senza glutine. Insomma concessioni al gusto, alle mode e soprattutto alla salubrità degli alimenti se ne fanno, per fortuna, spesso e volentieri.
Tant’è vero che le vendite di prodotti bio nella Gdo, nei primi 5 mesi del 2014, segnano un +17% (fonte Ismea). Aumentano soprattutto pasta, riso e sostitutivi del pane (+73%), “zucchero, caffè, bevande” (+37%), aceti (+23,5%), omogeneizzati (+21%), miele (+19%) ma non smettono di salire anche le categorie più tradizionali, ortofrutta fresca (+11%), biscotti dolciumi e snack (+15%).
“Proprio per questo – riferisce l’Ansa, commentando la ricerca - la grande distribuzione organizzata in Italia sta vivendo una rapida trasformazione e sta ripensando profondamente le proprie strategie dal punto di vista del marketing e delle relazioni con i clienti. Gli hard discount dal canto loro registrano un aumento di fatturato e sembrano il format che meglio risponde alle dinamiche di mercato, con l'introduzione di servizi e di iniziative a valore aggiunto.
“Nel contempo – prosegue l’articolo - emergono o rafforzano la presenza sul mercato circuiti distributivi differenti (Slow Food, Eataly, Campagna Amica). Essi si caratterizzano per un approccio più improntato alla relazione con il cliente. E con la progressiva crescita delle nicchie di consumo (biodinamico, filiera corta, sostenibile) la Gdo dovrà guardare con crescente attenzione ai canali alternativi al proprio''.