Blocco delle vendite al dettaglio in giugno, ma un dato tendenziale, su giugno 2013, del -2,6%. Il tutto nel primo mese di comparsa in busta paga degli 80 euro governativi. Questa la summa della nota Istat di ieri.


Il food perde il 2,4%, sempre tendenziale, mentre il non-food ripiega del 2,8%. Qualcosa di meglio ci si potrebbe aspettare dai conti di luglio. Il mal tempo ha indotto molte persone a rifugiarsi nei negozi, specie nei centri commerciali, anche se, considerata la diserzione in massa dalle vacanze sono venuti meno molti consumi turistici. Dunque vedremo.


Quello che c’è di sicuro è l’autunno nero del fisco e delle spese obbligate. L’Osservatorio Nazionale Federconsumatori calcola la “stangata” in 779,25 euro per la scuola, 231 euro per la Tasi, 460,77 euro per le bollette di acqua, luce, gas e telefono, 156,35 euro per la seconda rata della Tari, 285 euro di riscaldamento. Il tutto fa 1.912,37 euro a famiglia. Segno di una politica che con una mano dà, poco e con grande clamore, e con l’altra prende, molto e in dosi sempre più abbondanti.

“Giugno segna un ulteriore pesante segno meno nella dinamica delle vendite al dettaglio – commenta Giovanni Cobolli Gigli, Presidente di Federdistribuzione – con cali nelle vendite per tutte le formule distributive a eccezione di un debole incremento dei discount. A completare il quadro difficile dei consumi, ieri l'Istat ha reso noto anche l'ulteriore calo dell'indice di fiducia dei consumatori che ad agosto arretra a 101,9 da 104,4”.

“Una situazione di grave sofferenza per il commercio – continua il presidente– che al momento non vede soluzione. I dati di giugno testimoniano inoltre come il bonus di 80 euro in busta paga, erogato alla fine di maggio, al momento non ha portato ancora risultati apprezzabili in termini di ripresa delle vendite, complice il potere d'acquisto pesantemente eroso dalla crisi economica e la forte incertezza fiscale che pesa sulle famiglie italiane.

“Continuiamo a sostenere che il bonus degli 80 euro sia un provvedimento utile per rilanciare la domanda interna e che i risultati saranno apprezzati sul lungo periodo, ma crediamo che questo non sia sufficiente per uno strutturale rilancio dei consumi. Il Paese ha bisogno di liberalizzare quei comparti economici ancora ingessati e che rappresentano un deterrente per gli investimenti e la nascita di nuove imprese, di rendere più rapidi, chiari e fluidi gli adempimenti fiscali per famiglie e aziende, di alleggerire il peso della burocrazia e del cuneo fiscale, in modo da favorire gli investimenti e lo sviluppo”.