Da diversi anni il tema della Responsabilità Sociale delle Imprese è argomento di discussione in Italia e in Europa. A partire dal summit di Lisbona del 2000, l’Unione europea ha inserito la CSR tra i suoi obiettivi strategici. Luigi Bordoni, Presidente di Centromarca, ci traccia un quadro del panorama italiana attuale.

Dottor Bordoni, quando un'azienda puó essere definita socialmente responsabile?

Quando agisce sul mercato in modo etico e rendiconta con chiarezza le condizioni in cui genera il profitto. Non si tratta solo di perseguire l'obiettivo della sostenibilità ambientale attraverso l'uso piú razionale delle materie prime o di ridurre le emissioni legate al processo produttivo. Il tema di fondo, piú ampio, investe le modalità con cui si opera nel mercato, l'attenzione alle istanze provenienti dal territorio, la valorizzazione dei collaboratori in un logica di pari opportunità ed attenzione al merito. Si tratta di agire consapevoli del rilevantissimo ruolo e delle responsabilità che l'impresa ha nel contesto della società civile.

L'industria di marca oggi opera in questa direzione?

Storicamente la marca ha costruito il suo successo sulla capacità di ascoltare i suoi stakeholders e costruire risposte in termini di prodotti e comportamenti coerenti con precisi bisogni e istanze. Le regole del gioco non sono cambiate, ma l'asticella si é senza dubbio alzata.
La sfida é diventata piú articolata, piú complessa, ma come anche lei può registrare, moltissimi brand la stanno affrontando e vincendo. Per rendersene conto basta consultare su internet i report socioambientali, che documentano le iniziative sul territorio, i successi nella gestione razionale delle materie prime, nella riduzione delle emissioni, nella valorizzazione delle persone...



Gli obiettivi Csr restano validi anche in una fase di contrazione dei consumi e crisi economica?
La crisi costituisce per tutti un banco di prova. Chi, in un momento di difficoltà, pensa sia possibile mettere da parte l'etica, il presidio della qualità, la sostenibilità, la corretta presenza sul mercato pregiudica il suo futuro, è perdente sul lungo termine. Chi opera in chiave Csr, fonda le sue strategie almeno sul medio periodo, su precisi indicatori di riferimento certificati da enti terzi, su target da raggiungere. Questo significa ottimizzare i propri processi, generare nuove efficienze, creare le condizioni per esprimere sul mercato un'offerta competitiva rispetto alla concorrenza e fedeltà sul lungo periodo. L'industria di marca segue questo percorso virtuoso, che costruisce valore per i prodotti, il consumatore e il mercato e contribuisce così al superamento della difficile situazione congiunturale.



C'é spazio anche per collaborazioni con la distribuzione moderna in chiave Csr che vadano in questa direzione?
Ci sono numerose esperienze one to one, di cui sono protagoniste soprattutto le aziende industriali e distributive piú avanzate.
Per favorire lo sviluppo di nuove iniziative Centromarca ha varato quest'anno una nuova serie di appuntamenti, "La Csr dei distributori", in cui di volta in volta una catema distributiva é chiamata a illustrare ai manager dell'industria le sue strategie di social responsibility e a mettere a fuoco possibili ambiti per la generazione di partnership. I primi protagonisti di questo format sono stati Auchan e Conad, ma già altre catene hanno dato la loro disponibilità al confronto.


Stefania Lorusso