Gli associati Confimprese proseguono sulla strada della deregulation nel settore del commercio. Come spiega il presidente Mario Resca, il retail è fondamentale per assicurare lo sviluppo: «chiudere significa essere fuori dalla mutata realtà. Oltretutto quest’anno 25 aprile e 1 maggio non cadono a ridosso della domenica e questo favorisce l’affluenza sul punto vendita. Il 70% degli italiani ha dichiarato che tra Pasqua e le due festività successive starà casa, quindi la cosiddetta ‘risorsa tempo’ creerà un flusso virtuoso di potenziali clienti che si dedicano allo shopping. Molti i negozi aperti anche il giorno di Pasqua soprattutto nelle città d’arte e a destinazione turistica. I più frequentati saranno i quelli delle vie nei centri città, meno quelli nelle zone residenziali e di uffici. Da non dimenticare, inoltre, che lavorare nei due giorni di festa porta in busta paga ai lavoratori il 50% in più».
 
Saracinesche aperte, dunque, a Roma, che con quasi 35.500 negozi è la prima città d’Italia per numero di negozi, a Milano, seconda città per esercizi commerciali (15.814), dove corso Buenos Aires è la via con la maggiore concentrazione di negozi della città e una delle più lunghe d’Europa con un transito di circa ottantamila/centomila persone al giorno, di cui circa il 70% stranieri e il 30% connazionali; a Bologna (5.000 negozi), dove il commercio vive una situazione difficile per via della pedonalizzazione del centro storico a Firenze (oltre 6.000 negozi), a Napoli (20.000 negozi), città in cui il commercio è in crisi anche a causa dell’incidenza delle tasse e degli affitti sulle attività commerciali.