Riflettori puntati sulle private label: apre mercoledì 14, a Bologna, l’undicesima edizione di “Marca”, la due giorni dedicata alle Mdd. Negli ultimi 4 anni la rassegna è cresciuta del 33% in termini di spazi espositivi e ha accolto un +36% di espositori.

Secondo i dati certificati da Isf Cert, relativi all'ultima edizione, le visite degli operatori professionali sono state 6.600 e 454 le aziende espositrici, mentre la presenza di buyer internazionali è aumentata del 30%.

Anche nel 2015 le previsioni non tradiscono le aspettative: 481 gli espositori attesi (+6% e +9% di superficie), 3 nuove insegne presenti (Italy Discount, Risparmio Casa e Unes) e un accresciuto interesse dei retailer internazionali. Ci saranno 25 delegati del modern trade internazionale su 40 operatori totali. Particolarmente nutrita la presenza degli operatori russi, americani e tedeschi.

Molto ampio il carnet di incontri di affari (circa 400) e convegni: fra i grandi protagonisti soprattutto Adm (Associazione distribuzione moderna) e Ibc (associazione industrie beni di consumo) chiamata, quest’ultima, a sottolineare il ruolo, il peso, le sfide e il contributo del settore nel contesto dell'economia nazionale, evidenziandone l'apporto per le nostre esportazioni.

L’appuntamento più atteso è quello di giovedì 15, con l’undicesimo “Rapporto sulla marca privata” realizzato da Adem Lab-Università di Parma. A illustrarlo Guido Cristini, coordinatore scientifico dell'Osservatorio sulla Mdd.

Vediamo le cifre chiave. Nel 2014 la quota della marca del distributore si è stabilizzata intorno al 18%, con un lieve rallentamento (-0,1% in valore), come conseguenza della contrazione generale dei consumi che interessa l'intero Paese.

La frenata della Mdd appare modesta rispetto alle performance del mercato nel suo complesso. Secondo Istat, infatti, a ottobre 2014 il totale delle vendite al dettaglio lasciava ancora sul terrreno lo 0,8%, con una flessione dello 0,5% per l'alimentare e dell’1% per il non alimentare. Il dato cumulato nei 10 mesi indicava una perdita del carrello medio pari all’1,3% (-1,1 food e -1,2 non food).

Nonostante la tenuta, la quota del 18% conferma però anche il gap storico che separa il Bel Paese da altre nazioni europee. Nielsen spiega che nel Regno Unito, in Portogallo, Germania, Belgio e Austria – tanto per citare i casi più eclatanti - la Pl totalizza più di quattro referenze vendute su dieci.

Torniamo al rapporto. Analizzando i singoli segmenti, emerge che i prodotti di fascia alta registrano una crescita significativa. Prendendo in considerazione le vendite a valore il segmento "premium" aumenta del 7,1% e quello "bio" dell'8,5%. Fra i reparti più dinamici troviamo la drogheria alimentare (+2,5% a valore e +0,4% a volume), il fresco (+0,6% a valore), il petcare (+2% sempre a valore).

Con riferimento alla tipologia delle private label – si legge nella nota di anticipazione - la maggiore quota è detenuta dalla marca di insegna: 81% a valore e 82% a volume.

Dal punto di vista della comunicazione le Pl si sono distinte negli ultimi anni per un marketing molto variegato, che ha fatto leva su packaging, materiale p.o.p., fiere e convegni, ma anche intense iniziative promozionali.

“Per quanto riguarda l'ammontare degli investimenti a sostegno delle diverse attività di comunicazione si evince che le iniziative istituzionali raccolgono il 25%, seguite da packaging e grafica con il 21%, mentre gli investimenti realizzati sui new media appaiono ancora ridotti (8%). Come emerso anche nell'indagine 2014, il packaging riveste un'elevata importanza nelle politiche riguardanti le marche private. Le principali azioni sviluppate dalle insegne a supporto delle Pl sono l'aumento dello spazio espositivo e la riduzione temporanea del prezzo dei prodotti”.