Cosa è cambiato realmente nei tempi di pagamento della gdo a due anni e mezzo dall’entrata in vigore del famigerato articolo 62 della legge 1/2012 che ha ridotto il saldo delle fatture dei fornitori a 60 giorni per i prodotti a lunga conservazione e a 30 per i freschi?

Questa l’interessante domanda che si è posto l’Ufficio studi di Infonet, società di Nova Milanese specializzata nelle informazioni sull’affidabilità dei soggetti economici. Per rispondere sono stati analizzati i bilanci di 1.270 società fra ipermercati, supermercati e discount.

“Pur con tutte le riserve e la cautele necessarie nel considerare tale indice, per sua natura largamente approssimativo, e altresì considerando che la nuova norma, entrata in vigore l’11 ottobre 2012, può avere manifestato i propri effetti nel primo anno solo per un periodo di due mesi e mezzo, sembra tuttavia ipotizzabile che una riduzione dei tempi di pagamento dei propri fornitori da parte della gdo vi sia effettivamente stato – scrive Infonet -. L’indicatore evidenzia infatti, tra il 2011 ed il 2012, una discesa media di 6,5 giorni (da 69,8 a 63,3). La variazione della durata media dei debiti verso fornitori dimostra una distribuzione per cui il primo quartile si colloca su un valore di -13,2, la mediana su -2,4 e il terzo quartile su un +4,2”.

Da un'analisi a campione sugli operatori del settore risulta che la legge è stata coerente nei confronti di una diffusa situazione di insolvenza. Se si vanno a sondare il numero dei protesti, si scopre infatti che essi hanno avuto un sensibile aumento dal 2009 al 2012, con una crescita pari al 3,18% del campione. Sullo stesso campione sono state successivamente rilevate e analizzate le procedure concorsuali, indicative, evidentemente, di uno stato di insolvenza: si passa dalle 130 del 2010, alle 142 del 2012, per arrivare a 170 e 171 nei due anni successivi.

Va anche detto che la recessione non ha avuto il medesimo impatto sui vari segmenti del commercio al dettaglio, come emerge con chiarezza dai dati Istat.  Gli indici del valore delle vendite retail (base: 2010 = 100) mostrano infatti una diminuzione complessiva fra il 2008 e il 2012 di quasi 4 punti, determinata però da una flessione di circa 8 punti per i normali punti di vendita a superficie ridotta e da una sostanziale stabilità (-0,95) della grande distribuzione.

Tuttavia, anche all’interno della grande distribuzione, si osservano differenze notevoli. Al significativo incremento delle vendite del comparto “discount” (indice 104,11 nel 2012) corrispondono l’evidente flessione di quelle degli ipermercati (97,10) e la sostanziale stabilità dei supermercati (102,28) e della grande distribuzione specializzata (101,06).

Tali dinamiche, che confermano come la crisi economica abbia determinato non solo una contrazione dei consumi, ma una modifica della loro composizione a favore di prodotti di prezzo più contenuto, sono destinate a continuare. Infatti i dati relativi ai primi 10 mesi dell’anno scorso mostrano, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, la prosecuzione della tendenza alla crescita dell’indice relativo ai “discount” e del trend calante che interessa gli ipermercati e, in misura meno marcata, i supermercati e la grande distribuzione specializzata.

Infine, per verificare la coerenza della congiuntura con l’andamento delle società del settore, Infonet ha svolto, sui bilanci 2012, di iper, super e discount, un dettaglio esame, che ha escluso i bilanci consolidati e quelli con volume delle vendite inferiore al milione di euro, in quanto ritenuti non coerenti con il concetto stesso di grande distribuzione.

Sulla base di tali bilanci è stato poi determinato il Rating di ciascuna impresa, utilizzando la metodologia messa a punto da Infonet, con la collaborazione di Vailima srl e del Laboratorio di statistica applicata dell’Università Cattolica di Milano, che ne ha verificato e validato le risultanze.

La distribuzione dei Rating, comparata con quella dell’insieme delle imprese italiane, evidenzia una più marcata concentrazione nell’area centrale per circa 17 punti percentuali, a cui corrispondono incidenze più basse, ciascuna per circa la metà di tale valore, nella altre due aree.

Compattando le classificazioni in tre macro-aree, definibili come di relativa sicurezza, di vulnerabilità e di alto rischio, ed esaminando la distribuzione dei diversi segmenti, si ottiene una situazione molto rilevante di imprese ad alto rischio nel segmento ipermercati, mentre la concentrazione più bassa in tale area è riferibile ai discount.