A Düsseldorf, da domenica a giovedì 20 febbraio si accendono i riflettori sul futuro del punto di vendita, con Euroshop 2014: più di 115.000 mq e 2.200 espositori provenienti da 57 Paesi. Un’ottima occasione per fare il punto sulle future tendenze del retail, venute alla ribalta anche e proprio negli ultimi dieci giorni sia con il lancio della nuova app di Auchan, che trasforma il cellulare in uno scanner e in un terminale di pagamento, sia con l’iniziativa “M’illumino di meno” che ha visto numerose adesioni da parte della gdo, e che ha ribadito come l’uso razionale delle fonti energetiche sia basilare per contenere i costi e garantire un futuro più rispettoso dell’ambiente e delle risorse disponibili.

I grandi trend, nella progettazione del punto di vendita, fanno oggi capo a tre grandi nuclei concettuali: tecnologia, sostenibilità, utilizzo di nuovi criteri progettuali.

Partiamo dal primo. L’enorme diffusione del commercio elettronico suggerisce, per molte strutture, una parziale evoluzione verso una logica anche soltanto espositiva. Il negozio diventa uno show room, dove il cliente entra in contatto con i prodotti, li mette alla prova, ottiene consigli preziosi dal personale, magari chiede un finanziamento, ma non necesariamente compra. Perché la transazione viene perfezionata - quando serve e per alcuni target - sul sito Internet dell’azienda, dove è possibile trovare un maggiore assortimento in termini di modelli, colori, prestazioni del prodotto. E’ un processo per parecchi versi già in atto sia per quanto riguarda le grandi catene di elettronica di consumo – messe a dura prova da concorrenti come Amazon -, sia per le librerie, che non possono competere né con i prezzi, né con la profondità e ampiezza di offerta dei concorrenti telematici. E’ abbastanza evidente che, per i retailer fisici, la soluzione ottimale, anche se non certo indolore, è una evoluzione spinta verso la multicanalità.

Internet sta diventando un enorme centro commerciale globale, dove il confronto dei prezzi è rapido e spietato, in quanto mette il singolo imprenditore, piccolo o grande, a confronto non solo con la concorrenza locale, o nazionale, ma anche con quella internazionale. Basti pensare, tanto per fare un esempio, agli smartphone: modelli evoluti, anche se poco curati nell’aspetto e nella personalizzazione del software, si possono oggi acquistare da rivenditori cinesi o dell’Est europeo. Sicuramente questi vendor non offrono la qualità e le garanzie dei marchi più blasonati, ma in compenso il risparmio – a parità di prestazioni – è anche di 500 o 600 euro. Non è un caso che i maggiori retailer internazionali - specie quelli di elettronica, ma anche Tesco, Auchan e Carrefour - abbiano lanciato, in rapida successione, linee a marchio proprio di telefoni cellulari, di tablet, ma anche interi assortimenti di piccoli elettrodomestici e di audio-video.

Non solo. Su Internet la transazione viene regolata senza alcuna coda alle casse e tramite la propria carta di credito o mediante conti correnti telematici: basti pensare a PayPal. La controllata di eBay aveva, a fine 2011, ben 250 milioni di conti attivi, con una copertura di 190 Paesi e di 24 valute. E PayPal non solo vuol dire un doppio sistema di sicurezza, quello del conto e della carta che lo alimenta, ma anche una ricaricabile appoggiata ai circuiti MasterCard e Lottomatica. Dare al consumatore la possibilità di pagare direttamente nel punto di vendita e dal proprio cellulare con mezzi telematici, è ormai una priorità assoluta.  E infatti le grandi catene nazionali si stanno adeguando rapidamente alla logica del mobile payment. Alcuni dati Nielsen, se ce ne fosse bisogno, sono più che illuminanti: “In Italia gli utenti al di sopra dei 16 anni che utilizzano un telefono mobile sono il 97%, a pari merito con la Gran Bretagna. Nel mondo, solo Corea del Sud (99%) e Russia (98%) fanno meglio. Se si considera che i consumatori più giovani si stanno decisamente orientando verso gli smartphone, si può scommettere su una diffusione sempre maggiore dei telefoni evoluti”.

La seconda direzione direzione di marcia è quella della sostenibilità del punto di vendita. Tutta la gdo, praticamente senza esclusioni, segue ormai criteri precisi in termini di riduzione dei costi energetici. I punti di vendita di nuova generazione sono sempre dotati di illuminazione a led, garantiscono un drastico abbattimento delle emissioni di CO2, sono alimentati spesso da fonti rinnovabili, hanno attrezzature refrigeranti ecoefficienti. Non mancano altri accorgimenti minori, ma pur sempre importanti, come i carrelli e i cesti realizzati a partire da plastiche riciclate. E queste regole vengono applicate anche nelle crescenti opere di ammodernamento e restyling della reti di vendita
Ma non è tutto. I criteri dell’ecologia e del risparmio condizionano anche la scelta dei materiali architettonici. Soprattutto per i punti di vendita specializzati, vengono sempre più spesso adottati il legno, il marmo, i tessuti naturali per i rivestimenti. Il consumatore dimostra infatti un desiderio di autenticità anche nei confronti dell’aspetto. Inoltre stanno trionfando da tempo le materie prime seconde, ossia derivanti dal riciclo. Aggiungiamo un corollario importante, quanto universalmente noto: il punto di vendita è oggi, a tutti i livelli, dalla boutique al centro commerciale, anche un luogo di intrattenimento e dunque l'estetica è più che mai importante.

La progettazione tiene conto, ormai regolarmente, dell'invecchiamento della popolazione, un fenomeno particolarmente accentuato nei Paesi occidentali e ad alto livello di industrializzazione. La situazione nazionale è chiaramente delineata nel Censimento 2011: “La percentuale di popolazione di 65 anni e più - scrive l'Istat - è passata dal 18,7% (10.645.874 persone) nel 2001 al 20,8% nel 2011 (12.384.963 persone). L’aumento è stato sensibile anche per le età più avanzate: la popolazione di 75 anni e più è passata dall’8,4% del 2001 (4.762.414 persone) al 10,4% del 2011 (6.152.411 persone)”.

Le corsie larghe, una buona illuminazione, una segnaletica chiara e ben visibile sono fondamentali soprattutto nella gdo, anche perché gli anziani sono in generale il target con il maggiore potere di acquisto, nonché il gruppo più legato ai punti di vendita fisici. “Le aziende – si legge sul sito di Euroshop - devono adattarsi alle esigenze della terza età. Del tema si è a lungo parlato, ma questo processo di adeguamento è ancora lontano dall’essere completo”.