Una centrale da oltre 110 miliardi di euro, semplicemente sommando i fatturati dei due protagonisti, ossia Metro Group (66 miliardi) e Auchan (48,1), acquisti comuni verso le multinazionali specialmente nel non alimentare, esclusi gli elettrodomestici e l’elettronica di consumo, una politica congiunta di sourcing sui fornitori di primi prezzi e marche private: questi i termini dell’accordo internazionale annunciato il 23 ottobre, che decorre già da novembre.

La partnership associa per la prima volta due realtà con modelli di business molto differenti e per questo non competitivi fra loro: leader nella vendita al dettaglio Auchan - 839 ipermercati integrati, 154 iper associati o in franchising, altri 1.928 punti di vendita con diversi format – e re dell’ingrosso Metro, con 2.200 cash and carry in 31 Paesi, per tacere di altre importanti attività come il controllo del big dell’elettronica Mediamarket.

«Siamo sicuri che le due compagnie beneficeranno di questa alleanza e della combinazione delle rispettive esperienze – commenta Olaf Koch, presidente e direttore generale di Metro -. Vogliamo utilizzare le forze comuni per ottenere sinergie verso i fornitori e generare economie di scala delle quali si avvantaggeranno in ultima analisi i nostri clienti».

Gli fa eco Vienney Mulliez, presidente del Cda di Auchan: «La partnership ci permette di raccogliere la sfida della mondializzazione e dell’evoluzione dei relativi mercati di approvvigionamento. E’ una grande opportunità di sviluppo commerciale e di rafforzamento delle nostre relazioni con i principali fornitori».

Ma non saranno solo le multinazionali a doversi misurare con questo colosso durante le negoziazioni commerciali 2015, ma anche altre grandi aziende, sicuramente meno note al grande pubblico, e fornitrici di prodotti unbranded, da rivendere poi come primi prezzi e marche private. Prodotti che vengono acquistati, in enormi quantitativi, soprattutto in Asia e nell’Est europeo.

Il maxi accordo cade, per Auchan, a poco più di un mese da un altro matrimonio epocale, ossia quello con Système U, unione cooperativa di commercianti indipendenti, una costellazione di 1.559 punti di vendita, di cui 844 discount, con un fatturato lordo di 18,45 miliardi. Se, come vuole la stampa francese, anche U sarà della partita verrà a formarsi una centrale da 135 miliardi di euro, seconda solo a Emd (Casino, Markant, Euromadi, ESD Italia ecc) che di miliardi ne vale 140.

Non è tutto. In Italia Auchan, tramite Sma, ha un’alleanza storica con gruppo Crai (3.000 punti di vendita, 3,2 miliardi di fatturato) e, se gli annunci verranno confermati, un progetto di partnership con Sisa (1.950 pdv, 3,3 miliardi di giro d’affari) e Coralis (insegne Ecco, Bontò e Verdeblu, per un totale di 800 punti di vendita).

Quasi superfluo ricapitolare poi le recenti intese tra gruppo Finiper e Conad, e la nascita di Coopernic 2, che vede schierate Coop, la belga Delhaize e i francesi di E. Leclerc.

Un vero “ballo delle centrali”, come viene ormai definito. Alla base di tutto ci sono due fattori che lo stesso Vienney Mulliez, più o meno esplicitamente, ha ribadito: mondializzazione e buoni prezzi presso i fornitori. In poche parole una maggiore competitività e massa critica per continuare a tenere botta in un’Europa che invecchia anche economicamente sotto il peso della recessione. Una prova viene dagli ultimi dati Istat relativi ad agosto: vendite al dettaglio in calo del 3,1%, con l’alimentare a -3,7 e il non alimentare a -2,5 per cento.