Liberalizzazioni, a che punto siamo? In effetti sull’argomento albeggiano tensioni e confusioni, albeggiano perché pare che l’Esecutivo voglia congedare il pacchetto già entro questo mese di ottobre.

In effetti dai primi di luglio l’Agcm ha tracciato le linee guida per il Governo e il Parlamento, con un documento focalizzato su assicurazioni, banche, telecomunicazioni, distribuzione carburanti, energia elettrica e gas, farmaceutico, infrastrutture aeroportuali e portuali, sanità, servizi postali e professionali, servizi pubblici locali (trasporti e raccolta rifiuti) e società pubbliche.

Il 10 ottobre, in occasione della “Giornata europea della concorrenza”, promossa dall’Antitrust, il Ministro dello Sviluppo economico, Federica Guidi, ha assicurato che l’esecutivo è al lavoro, come riferisce Helpconsumatori.it.

“Concorrenza è dinamismo, cambiamento, distruzione creatrice (sic) – ha detto Guidi -. E sono proprio il dinamismo, il cambiamento e la distruzione creatrice che stanno alla base di ogni evoluzione, o meglio, di ogni progresso. Noi dobbiamo – si legge sempre sulle pagine web dell’agenzia delle associazioni - rimuovere per promuovere: rimuovere vincoli e barriere per promuovere la concorrenza e la crescita. Eliminare le barriere all’ingresso sul mercato, all’esercizio dell’attività imprenditoriale e all’uscita dal mercato per le imprese inefficienti è essenziale”.

Dall’altro lato, in alcuni settori interessati dalle deregulation regna, a vario titolo, lo sconcerto, a partire dalla distribuzione dei giornali: non dovrebbero esserci più regolamentazioni per la vendita della carta stampata, anche se non si capisce molto bene in quale bozza di legge il provvedimento rientri (sul documento dell’Agcm non se ne parla ancora). Ma il problema vero è a chi potrebbe giovare tutto questo, vista la crescente diffusione digitale dei contenuti. Intanto gli edicolanti sono sul lastrico, 14.000 chiusure dal 2005 a oggi e la prima liberalizzazione, quella del 1999 – vendita in Gdo, nelle tabaccherie ecc. – dopo i primi facili entusiasmi, si è rivelata un insuccesso.

In tema di farmaci si segnala un recente commento di Davide Gullotta, presidente della Federazione italiana parafarmacie, che in una dichiarazione riportata il 9 ottobre dall’agenzia Asca, ma già largamente espressa in una lettera indirizzata allo stesso premier, Matteo Renzi, ha ribadito che il Ddl annuale sulla concorrenza, previsto già dal 2009, "è stato fino a oggi disatteso da tutti i governi: ci auguriamo che questo esecutivo inverta la rotta e non si pieghi alle proteste delle lobby.

“Rivolgo un appello al premier Renzi e al ministro dello Sviluppo economico, Federica Guidi, cui è affidato il lavoro di coordinamento delle nuove liberalizzazioni – prosegue Gullotta -. Se questo governo vuole lasciare il segno e passare alla storia come l'esecutivo che una volte per tutte ha contrastato le lobby e le relative rendite di posizione allora non si annacqui la bozza del Ddl in circolazione e si passi dalle belle parole ai fatti”.

Tuttavia questa volta l’Antitrust delinea, per il comparto delle farmacie, misure che sembrano talmente drastiche da sembrare poco applicabili politicamente.


“Nel settore della distribuzione farmaceutica – ha scritto il 2 luglio l’Agcm nel documento di Segnalazione al Parlamento e al Governo - occorre passare dall’attuale sistema, che prevede un numero massimo di farmacie, a un modello che ne stabilisca, al contrario, un numero minimo, per tutelare l’interesse pubblico a un’efficiente distribuzione, senza impedire l’accesso ai potenziali nuovi entranti.

“Sono, infine, da eliminare i vincoli regolamentari che ritardano l’ingresso sul mercato dei farmaci equivalenti, con conseguenti effetti di mancato risparmio ai danni del SSN. Parallelamente va rivisto l’attuale sistema di remunerazione della filiera distributiva del farmaco che contribuisce a ostacolare lo sviluppo della vendita di farmaci di minor prezzo, in particolare dei farmaci generici, passando a un modello basato su una retribuzione ‘a forfait’ per ogni servizio di vendita di ciascun medicinale, anziché sul valore dei prodotti venduti”.

Andiamo oltre, limitandoci sempre ai beni coinvolti nel sistema del largo consumo.
Carburanti. Qui gli orientamenti sono più maneggevoli: “E’ necessario proseguire nel processo di eliminazione degli ostacoli a una piena libertà di entrata e di uscita dal settore, di abbattimento dei costi connessi all’inefficienza della rete di distribuzione, di eliminazione dei residui vincoli alla ‘selfizzazione’ e alla vendita di prodotti non oil presso gli impianti di distribuzione”, scrive l’Antitrust, che indica fra l’altro come importanti le chiusure di “impianti marginali” e l’eliminazione dei “vincoli residui all’apertura di nuovi insediamenti”.

Quello che rimane davvero oscuro è invece il fine ultimo della cosiddetta “legge Senaldi”, già approvata dalla Camera dei Deputati e ora al voto del Senato e nata per garantire 12 giorni di chiusura all’anno dei negozi al dettaglio. Una “sderegulation”, questa volta, che è poi stata dimezzata a 6 giorni, da individuarsi in una rosa di date coincidenti con le maggiori festività, civili e religiose. Una soluzione di compromesso che probabilmente non accontenterà nessuno, né i piccoli commercianti né la Gdo e nemmeno i sindacati dei lavoratori.

In tutto questo nessuno si domanda cosa davvero voglia il consumatore.

 

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