Una piccola grande rivoluzione sta investendo il mercato delle uova fresche: dal primo gennaio 2012 non è più consentito allevare le galline ovaiole in gabbie in batteria. Da inizio anno è infatti scattato il divieto definitivo previsto dalla direttiva comunitaria e dal relativo regolamento applicativo (1999/74/Ce), che ha bandito una volta per tutte le gabbie non modificate. In realtà il percorso è stato lungo e complesso: già nel 1999 l’Unione Europea iniziò l’iter legislativo che ha portato all’attuale divieto, concedendo agli stati membri ben dodici anni per adeguarsi alle nuove disposizioni. Nonostante questo, però, per molti il tempo concesso non è stato sufficiente: ben undici Paesi su 27, tra cui proprio l’Italia, si devono ancora adeguare e l'Ue ha già avviato una procedura d’infrazione contro quegli allevamenti italiani che non hanno rispettato gli obblighi.

Aumentano i prezzi medi
Tale normativa ha avuto come conseguenza anche un notevole aumento dei prezzi. Infatti, i costi di produzione sostenuti dai produttori di uova senza le gabbie sono dell’8-13% superiori a quelli di coloro che utilizzano metodi convenzionali e la differenza di reddito che ne risulta è stimata intorno al 3-4 per cento. Per i produttori che si sono già messi in regola le spese sono state notevoli, in quanto il settore del pollame e delle uova non riceve sovvenzioni nell’ambito del primo pilastro della Pac (Politica agricola comune) e, inoltre, ha dovuto affrontare una grave crisi di mercato nel corso degli ultimi anni, comprensiva dei recenti e consistenti aumenti dei prezzi dei mangimi. “Nel mercato si è rilevata una grossa crescita del costo delle uova – conferma Federico Lionello, direttore commerciale e marketing di Eurovo –, di circa il 50% sulla materia prima, dovuto all’adeguamento degli allevamenti alle nuove normative sul benessere animale. Per quanto concerne i trend, il consumatore, da qualche tempo, è più consapevole e informato e preferisce consumare uova da allevamenti alternativi. Questo, insieme all’entrata in vigore della normativa, ha aumentato i consumi di produzioni a terra, all’aperto e biologiche”.

Un comparto stabile

Sull’anno terminante a febbraio 2012, secondo i dati forniti da Nielsen, il mercato delle uova fresche registra comunque una sostanziale stabilità, che si traduce in una più accentuata crescita dei fatturati causata ovviamente dall’aumento dei prezzi. Nello specifico, a livello di volumi il comparto si attesta a poco più di 2,86 milioni di pezzi venduti, con un aumento rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente di appena lo 0,4 per cento. A valore la crescita è stata invece più sostenuta (+4,1%) e si è passati dai 537 milioni di euro del 2011 agli attuali 559 milioni. Da questi dati si evince quindi che l’aumento dei prezzi medi al consumo, come già accennato, è stato piuttosto importante, attorno al 5,3%, passando dagli 0,19 euro del febbraio 2011, agli 0,20 di quest’anno. “Nel futuro assisteremo a una sempre maggiore crescita del comparto di uova da allevamenti alternativi, quindi aperti e a terra, questi ultimi aumentati del 27% in volume rispetto al 2010 – commenta Michele Novelli, direttore commerciale e marketing del Gruppo Novelli, che commercializza i prodotti a marchio Ovito –. Un altro fenomeno importante che è possibile registrare in questo mercato è la crescita sempre maggiore delle private label, le quali hanno fatto registrare di due punti percentuali in più di quota valore rispetto a due anni fa”.

Bene iper e discount

A livello di volumi, secondo l’analisi di Nielsen la stabilità è determinata in particolare dalla performance di crescita degli ipermercati e dei discount. I primi sono caratterizzati da più alti livelli promozionali, peraltro ancora in crescita, rispetto ad altri canali, con un conseguente indice di prezzo basso. Riguardo ai discount è invece importante ricordare come la crisi economica e la riduzione della capacità di spesa delle famiglie italiane, induca le stesse ormai da tempo a ricorrervi per l’acquisto delle categorie alimentari, con l’effetto risparmio conseguente. “Quest’ultimo canale è quello che registra le performance migliori, alla luce di un clima di maggiore sfiducia negli italiani – analizza Novelli –. Il discount ormai rappresenta il 19% delle vendite delle uova fresche in volume, mentre nel 2009 rappresentava il 17 per cento. Un’altra significativa tendenza è quella dell’aumento del giro d’affari nelle piccole superfici, per esempio il traditional grocery, che filtrano il 4% delle vendite ed evidenziano un trend di crescita del 27,6% a volume sull’anno terminante a febbraio 2011”.

“Eggy”, l’innovazione di Eurovo
In un mercato tradizionalmente e strutturalmente avaro di novità – come confermano i dati Nielsen, che parlano di un numero medio di referenze invariato dal febbraio 2011 a oggi (4,9) –, Eurovo ha saputo comunque proporre un’innovazione di prodotto che ha fatto molto parlare di sé nelle scorse settimane: si tratta di “Eggy”, la mousse d’uovo in bomboletta, corrispondente a sei uova da allevamento a terra. “Si conserva per sei mesi fuori frigo ed è un prodotto pastorizzato, da utilizzare come si usa l’uovo sbattuto – spiega Lionello –. Anzi, in tutte le preparazioni nelle quali non è completamente cotto (la carbonara, il mascarpone, le mousse), “Eggy” è più sicura delle uova fresche proprio per via della pastorizzazione”. Oltre alla mousse in bomboletta, un’altra novità sono le uova “Naturelle Kids”, in partnership con Disney. “Per entrambi i prodotti siamo partiti con una campagna di presentazione al trade – prosegue Lionello – e abbiamo fatto poi seguire una campagna consumer, supportata da attività di pr e ufficio stampa. Abbiamo in programma eventi e iniziative in store per quando l’inserimento in gdo sarà più capillare”.