Come ci sentiamo ripetere ormai da diverso tempo, l’Italia deve tornare ad essere maggiormente competitiva sui mercati internazionali, rafforzando il primato delle produzioni del Made in Italy.  Affinché il valore dei nostri brand e la qualità dei prodotti abbiano maggior peso all’estero, è necessario però investire anche in innovazione dei processi di business.



E’ questa la tesi centrale di “Supply chain management e made in Italy”, volume che documenta il contributo delle attività di supply chain management alla competitività delle aziende e identifica le aree di innovazione nei processi di Scm (Supply chain management) in grado di sostenere il differenziale competitivo basato sui tradizionali elementi di riconoscibilità e qualità.


Per illustrare l’importanza e le potenzialità delle operazioni di Scm, il libro descrive nove casi aziendali espressione dell’eccellenza italiana: Barilla, Granarolo, Lavazza, B&B Italia, Elica, Poltrona Frau Group, Loro Piana, Luxottica, Piquadro. Come emerge in modo univoco dai casi esaminati, l’adozione di prassi di integrazione dei processi e lo sviluppo di logiche di collaborazione con gli attori a monte e a valle della supply chain consente di consolidare in misura significativa la competitività aziendale.

Infatti lo sviluppo di relazioni inter-organizzative  - finalizzato alla ricerca non solo di razionalizzazioni operative di breve termine, ma anche di soluzioni innovative per favorire la riorganizzazione delle modalità di gestione dei processi - permette di conseguire miglioramenti sensibili sul fronte delle prestazioni sia di carattere economico-finanziario sia di natura operativa.



Dunque, perché l’industria italiana possa ritornare a crescere, le imprese devono lavorare congiuntamente su tre aspetti: brand, qualità di prodotto, organizzazione dei processi di supply chain management.

Supply chain management e made in Italy
Di Egea
Raffaele Secchi
312 pagine
33 euro