I manager italiani non si identificano più in un ruolo professionale privilegiato, autoreferenziale e subordinato agli interessi aziendali. Si riconoscono piuttosto nel ruolo di combattenti che mettono in campo strumenti e doti personali per dare un contributo decisivo allo sviluppo delle aziende e del paese.

Storia individuale e collettiva trovano un punto di incontro nella ricerca incessante di nuove basi su cui rifondare stili di vita, modi di pensare e soprattutto modi di lavorare. Ed è così che le biografie personali evolvono in modo straordinariamente coincidente con la revisione del modello stesso del capitalismo occidentale.

Archetipi predominanti a scapito di altri, adombrati dalla crisi o non più coerenti con l'evoluzione della società. Se questo è il presente, che dire del futuro? Le testimonianze autorevoli che accompagnano il testo “Risorse sovraumane. Autoritratto dei manager italiani di oggi”, di Monica Fabris ed Emma Villa, edito da Franco Angeli, creano un ponte tra l'evoluzione socioantropologica dei manager e i mutamenti del contesto politico ed economico, alimentando nuove domande. Interrogativi consegnati a un pubblico composto di figure manageriali, ma anche di un più vasto spettro di addetti ai lavori.