I consumatori, consapevoli, sanno sempre più cosa scegliere. I numeri relativi all’acquisto quotidiano di prodotti certificati Fairtrade, ogni anno in aumento, parlano chiaro: “Il valore retail riferito al 2016 è di oltre 110 milioni di euro”, spiega Paolo Pastore, direttore Fairtrade Italia. “C’è la consapevolezza sempre più diffusa che è possibile contribuire al Commercio Giusto con un semplice gesto di acquisto”.


I prodotti certificati Fairtrade venduti in Italia sono sempre di più, con un volume di affari duplicato nel giro di cinque anni: la parte del leone è sostenuta dalle banane, seguono lo zucchero (sia granulare che utilizzato per i prodotti composti), il cacao e il caffè. Dall'anno scorso l’incremento del valore complessivo è dell’11%.


Le prime banane certificate Fairtrade hanno fatto il loro debutto nei banchi dell’ortofrutta dei supermercati italiani nel 2002. Anno dopo anno, le vendite di questo prodotto sono cresciute fino a superare le 11.000 tonnellate nel 2016.
Il consumo interno di caffè Fairtrade è in aumento, con un + 22% rispetto all’anno precedente, come la vendita all’estero: 31 torrefazioni italiane, infatti, hanno venduto il proprio caffè certificato Fairtrade in 64 paesi per un volume di vendita che sfiora le 650 tonnellate di caffè tostato (+75% rispetto al 2015) vendute prevalentemente nel settore Ho.re.ca. I principali Paesi di destinazione del caffè italiano certificato Fairtrade sono stati Svezia, Gran Bretagna, Danimarca, Olanda, Finlandia, Germania.
Il 2016 è stato anche l’anno del consolidamento definitivo dei Marchi di programma Fairtrade, lanciati nel 2014 come opzioni commerciali innovative, che consentono alle aziende di acquistare e utilizzare una materia prima certificata Fairtrade come zucchero e cacao, nell’ambito delle loro strategie di sostenibilità. In Italia il volume di zucchero di canna granulare ammonta a 2.428.863 chilogrammi, quello riferito allo zucchero di canna usato nei prodotti composti, invece, è di 641.488 chilogrammi; 833.291 chilogrammi, infine, per quanto riguarda le fave di cacao.


Il Premium generato, aggiuntivo al “prezzo equo” pagato ai produttori, nel 2016, si stima sia salito a 1 milione e 304 mila euro per i principali prodotti (banane 559 mila euro; cacao 152.500 euro; caffè 301 mila euro; zucchero 203.500 euro; tè 88 mila euro). È di ben 138 milioni di euro a livello mondiale.

Chi vuole fare la sua parte in un sistema di valore, dunque, che punta su una base solida di equità e rispetto del lavoro lungo tutta la filiera, può contare su Fairtrade, il marchio di certificazione del commercio equo e il marchio etico più conosciuto al mondo: più dell’87 per cento sono piccoli produttori a livello mondiale. Dando uno sguardo ai numeri e ai fatturati delle filiere certificate Fairtrade, che negli ultimi report disponibili rappresentano a livello globale oltre 7 miliardi di valore per quanto riguarda la vendita al dettaglio, si può essere soddisfatti della strada percorsa assieme ai consumatori responsabili che sempre più scelgono prodotti sostenibili. 
“Ma c’è qualcosa che va oltre i numeri – commenta Giuseppe Di Francesco, presidente Fairtrade Italia - che viene prima e dopo i nostri scopi più direttamente misurabili: è il nostro impegno a garantire i diritti delle persone che riusciamo a coinvolgere. Diritto ad un lavoro dignitoso, perché senza reddito non c’è dignità, diritto ad una vita sana, e quindi tutela del proprio ambiente, diritto ad essere trattati con equità nella propria comunità, senza discriminazione per sesso o per fede religiosa, diritto a essere bambini, prima ancora che lavoratori, diritto infine a un futuro nella propria terra, diritto a non migrare forzatamente”.


“Fairtrade si prospetta come una realtà solida al fianco delle aziende italiane – conclude il direttore Pastore - come strumento di vera responsabilità globale in tutto il mondo”.