I risultati della ricerca Valorizzazione e caratterizzazione del Provolone Valpadana mediante metodologie molecolari innovative confermano l’importanza delle tecnologie legate al dna, strumenti efficaci per valorizzare i prodotti tipici e tutelare sia la qualità che la specificità.

Attraverso il Parco tecnologico padano di Lodi - e in collaborazione con la Regione Lombardia, l’amministrazione provinciale e la Camera di commercio - il Consorzio di tutela ha sperimentato un nuovo modo per identificare la produzione, evidenziando così anche eventuali frodi.

Si tratta di un metodo scientifico che ha coinvolto oltre 540 campioni in un anno, prelevati ogni quattro mesi in modo da valutare anche la variabilità stagionale.

Le metodiche utilizzate sono due. Attraverso la prima, genomica, si sono ottenuti i vari profili, rappresentati da una serie di picchi di specifiche dimensioni e colori. I campioni di formaggio sono infatti stati omogeneizzati e da un’aliquota di 200 mg è stato estratto il dna. Attraverso la metodica proteomica è stata invece prelevata da ogni campione la componente proteica, sono state selezionate le superfici cromatografiche e individuate le condizioni chimiche più opportune per la creazione di profili di massa discriminanti.

Sono così stati definiti i profili genomici e proteomici che caratterizzano i vari campioni raccolti, a conferma che il Provolone Valpadana presenta proprie caratteristiche che lo distinguono dagli altri formaggi a pasta filata e dal provolone generico.

“Questo studio deve essere considerato un importantissimo capitolo nella salvaguardia e nella tutela del Provolone Valpadana - dichiara Emanuele Pisani, direttore del Consorzio di tutela - al quale è indispensabile fare riferimento per renderne l’adozione continuativa ed efficace”.