La selezione è avvenuta in base ai criteri di condivisione e partecipazione alla filosofia produttiva di Conapi, ossia la dimensione cooperativa e collaborativa, l’attenzione alla qualità, la propensione alla conversione al biologico e le modalità di lavoro e trattamento delle api.
“Abbiamo posto una grande attenzione non solo al prodotto e al produttore, ma anche allo spirito con il quale questi apicoltori ci hanno chiesto di entrare a far parte della nostra compagine, alla loro disponibilità a costruire un’impresa comune”, spiega Diego Pagani, incaricato di questo compito dal Consiglio di Amministrazione.
“Ci rendiamo conto che è un percorso impegnativo, tanto più se si pensa che le nostre scelte sono in controtendenza rispetto alle dinamiche di un mercato che premia la convenienza a discapito della provenienza italiana, della qualità e della diversificazione dei prodotti. Riteniamo fondamentale che ogni socio condivida e faccia propri nel suo lavoro quotidiano i pilastri su cui poggia Conapi: la valorizzazione della produzione biologica e comunque “pulita”, della regionalità e della tipicità, nonché la rintracciabilità completa della filiera“.
Conapi è infatti in Italia l’unica realtà apistica ad aver ottenuto la certificazione di rintracciabilità di filiera secondo la norma UNI 10939:2001.
Il controllo del prodotto avviene lungo tutta la filiera, consentendo al consumatore finale di accedere a numerose informazioni non obbligatorie per legge (come il nome dell’apicoltore, il luogo e il mese di raccolta), indicate nelle diverse confezioni con una vera e propria “Carta d’Identità” dei diversi mieli.
Il Consorzio può ritenersi soddisfatto delle proprie scelte, come dimostra l’andamento produttivo e commerciale dell’ultimo anno. Con un incremento del 12 per cento rispetto al precedente, nell’esercizio 2005-2006 si è giunti a 23.400 quintali di miele, per complessivi 10 milioni di euro.