Assobioplastiche ha presentato il suo quinto rapporto annuale. L’industria delle bioplastiche compostabili è un sistema economico complesso poiché strettamente interconnessa con la raccolta del rifiuto organico e con il compostaggio industriale, che rappresenta il naturale fine vita dei manufatti compostabili, e con l’agricoltura, sia per l’utilizzo di fonti rinnovabili e biomasse per la produzione di chimici di base e intermedi, sia come settore di impiego del compost prodotto dagli impianti sia come mercato per i bioteli per la pacciamatura agricola.

Nel 2018, in Italia, in base ai risultati dello studio effettuato da Plastic Consult, società indipendente che svolge studi e analisi di mercato nel settore delle materie plastiche, l’industria delle plastiche biodegradabili e compostabili è rappresentata da 252 aziende – suddivise in produttori di chimica e intermedi di base (5), produttori e distributori di granuli (20), operatori di prima trasformazione (162), operatori di seconda trasformazione (65), con 2.550 addetti dedicati per 88.500 tonnellate di manufatti compostabili prodotti in Italia, con un fatturato complessivo di 685 milioni di euro.

La crescita del numero di imprese presenti nel settore è risultata costante negli ultimi anni, passando da 143 operatori del 2012 ai 252 del 2018. Considerando i potenziali nuovi entranti - lo studio individua una cinquantina circa di imprese di prima trasformazione che ha effettuato test e prove sull’impiego di polimeri compostabili nel corso del 2018 - è ragionevole prevedere un progressivo incremento del numero di aziende attive nel settore anche nei prossimi anni.

Anche il fatturato sviluppato dalla filiera industriale è notevolmente cresciuto nel corso degli ultimi anni, passando da poco meno di 370 milioni di € del 2012 ai 685 milioni di € nel 2018, con una crescita media annua di circa l’11%. Un forte incremento è stato registrato proprio nel corso dell’ultimo anno, in particolare nella parte alta della filiera, quella relativa ai produttori di chimica e intermedi di base. Nel complesso, il comparto ha aumentato il proprio valore di oltre l’85% rispetto ai primi anni di attività, nonostante la progressiva decrescita dei prezzi di vendita.

Negli ultimi anni, i volumi complessivi dei manufatti prodotti dall’industria sono risultati in costante crescita arrivando nel 2018 a raggiungere le 88.500 tonnellate, segnando un +21% rispetto all’anno precedente. Complessivamente, lo studio Plastic Consult calcola un tasso di crescita media annua nell’arco temporale 2011-2018 prossimo al 10%. Se, infatti, il 2011 è stato il primo anno di sviluppo del comparto, con l’entrata in vigore dell’obbligo di adottare sacchetti biodegradabili in sostituzione di quelli in polietilene, i tre anni successivi hanno avuto un andamento sostanzialmente stabile (principalmente a causa del mancato rispetto della legge e del fenomeno dei cosiddetti “falsi biodegradabili”, ossia sacchetti in PE addivitati) e solo nel 2015 i volumi sono ritornati in forte crescita (oltre 12.000 tonnellate in più).

Il volano legislativo ha avuto impatto anche sui mercati internazionali, con la Francia che ha reso obbligatorio nel corso del 2017 l’utilizzo di sacchetti ultraleggeri compostabili. L’industria nazionale ha beneficiato di questa opportunità avviando già a fine 2016 le prime produzioni di queste tipologie di sacchetti destinati all’esportazione. Nel corso del 2018, il maggiore impulso ai volumi è provenuto proprio dal nuovo segmento dei sacchetti ultraleggeri per confezionamento di merci sfuse, che ha superato ampiamente le 15.000 tonnellate diventando la seconda principale applicazione dopo gli shopper.

Relativamente ai settori applicativi, in base allo studio, nel 2018, delle 88.500 tonnellate di polimeri lavorati, il 61% è stato destinato alla produzione degli shopper monouso per la spesa, il 19% ai sacchi ultraleggeri e il restante 20% suddiviso tra i sacchi per la raccolta della frazione organica, manufatti per l’agricoltura, la ristorazione, il packaging alimentare e l’igiene della persona.

«Il rapporto presentato riconferma le straordinarie potenzialità dell’industria dei materiali plastici biodegradabili e compostabili, nata per rispondere ai grandi problemi ambientali coniugando innovazione a produzione responsabile, riciclo a rigenerazione, con il rifiuto che torna ad essere materia prima», dichiara Marco Versari, presidente di Assobioplastiche. «Oggi – prosegue Versari - l’incognita maggiore per il futuro di un’industria che genera valore e sviluppa occupazione è determinata dalla direttiva SUP (Single Use Plastics) emanata dalla UE. Gli Stati membri hanno tutti gli strumenti per recepire le norme della direttiva SUP tenendo conto dei singoli contesti nazionali e dei relativi sistemi di gestione dei rifiuti, differenziando le misure di riduzione in base al diverso impatto ambientale dei singoli prodotti, come espressamente previsto dalla direttiva. Ci auguriamo che l’Italia prosegua sulla strada già intrapresa in modo lungimirante diversi anni fa incentivando l’uso sia di prodotti riutilizzabili che di monouso compostabili».