È partito il 5 aprile, l'obbligo di indicare in etichetta la sede e l'indirizzo dello stabilimento di produzione o di confezionamento degli alimenti, secondo quanto previsto dal decreto legislativo 145/2017.


Tale indicazione si aggiunge a quelle obbligatoriamente previste dal regolamento europeo: denominazione, ingredienti, presenza di allergeni, quantità, scadenza, nome del responsabile delle informazioni, Paese di origine, istruzioni per l'uso, titolo alcolometrico e dichiarazione nutrizionale.
Gli operatori dovranno indicare la località e l'indirizzo dello stabilimento di produzione o di confezionamento, se l'alimento è confezionato in uno stabilimento diverso da quello dove è stato prodotto.


L'obbligo riguarda gli alimenti prodotti in Italia e destinati al mercato italiano. In caso di mancato rispetto l’azienda verrà sottoposta a una sanzione pecuniaria che varia da 2.000 a 15.000 euro. Sono previste multe dello stesso importo anche nel caso in cui l'impresa che disponga di più stabilimenti non evidenzi quello effettivo mediante punzonatura o altro segno e sanzioni da 1.000 euro a 8.000 euro se non vengono rispettate le modalità di presentazione. La legge ha affidato il compito di fare rispettare la norma e l'applicazione delle eventuali multe all'Ispettorato repressione frodi (ICQRF).


L'obbligo – ricorda Coldiretti - era già sancito dalla legge italiana (D.Lgs 109/1992, oggi sostituito dal D.Lgs 231/2017), ma era stato abrogato in seguito al riordino della normativa europea in materia di etichettatura alimentare. L'Italia ha stabilito la sua reintroduzione al fine di garantire, oltre che una corretta e completa informazione al consumatore, una migliore e immediata rintracciabilità degli alimenti da parte degli organi di controllo e, di conseguenza, una più efficace tutela della salute.
Insieme allo stabilimento di lavorazione – sostiene sempre Coldiretti - va al più presto introdotta anche l’indicazione obbligatoria in etichetta anche dell’origine degli ingredienti che è di gran lunga considerato l’elemento determinate per le scelte di acquisto dal 96% dei consumatori.