L'economia circolare approda in Italia. E' quell'economia che crede in un uso più efficiente delle risorse, prova ad abbattere l'impatto ambientale di prodotti e servizi, ad abbassare l'intensità di CO2, e a fare del riciclo la consuetudine. Al pacchetto di misure, messe a punto in Europa e che dovrebbe essere presentato il 2 dicembre, il Belpaese ha partecipato prima nelle vesti di presidenza di turno Ue e poi con un contributo concreto di proposte che si traducono in linee di indirizzo ispirate ai principi di crescita, benessere, occupazione e competitività. La commissione Ue aveva ritirato a dicembre dell'anno scorso il precedente piano dal momento che si era deciso di metterne a punto uno più organico, entro la fine del 2015, che fosse in grado di superare la formula consumistica attuale. Ora, questa nuova strategia dal respiro europeo dovrebbe prendere in esame l'interdipendenza di tutti i processi: dall'estrazione delle materie prime alla progettazione dei prodotti, dalla produzione alla distribuzione, dal consumo al riciclo e riuso.

A questa fase di transizione il ministero dell'Ambiente, che è stato anche portavoce delle richieste di alcuni Paesi, sta lavorando alla preparazione della direttiva. E, in Italia, in particolare porta avanti alcune iniziative: un tavolo permanente con le industrie, una pagina web ad hoc sul proprio sito e una email per le proposte, un tavolo tecnico di confronto con le altre amministrazioni, un gruppo interdirezionale informale interno al ministero stesso. Tra gli argomenti principali su cui ci si concentra, la promozione dell'ecoinnovazione, la progettazione ecocompatibile, stimolare il mercato dei sottoprodotti e dei materiali riciclati di qualità anche tramite gli appalti pubblici verdi, etichette ecologiche armonizzate a livello europeo, fiscalità ambientale, competitività internazionale delle Pmi europee, prevenzione dei rifiuti e standard di qualità per il riciclo di quelli organici.