Molti parlano di bitcoin, ma pochi li usano. Sono davvero l'inizio di una nuova economia o solo l'ultimo oggetto di una bolla speculativa? Ne discute il nuovo libro di Massimo Amato e Luca Fantacci “Per un Pugno di Bitcoin. Rischi e opportunità delle monete virtuali” (UBE-Università Bocconi editore 2016; 204 pagg.; 16,50 euro; 8,99 e-pub).

Grazie a una tecnologia all'avanguardia denominata blockchain, i bitcoin possono essere creati, trasferiti e accumulati senza l'intermediazione del sistema bancario. Tuttavia, solo una minima parte è utilizzata per il pagamento di beni e servizi nell'economia reale. La maggioranza è detenuta come strumento di speculazione, se non addirittura utilizzata come mezzo di pagamento anonimo per traffici illegali di spacciatori e terroristi.

Sono soltanto i primi passi, un po' incerti, di un sistema destinato in pochi anni a intercettare il 10 percento del Pil mondiale, come prefigurato da un sondaggio del World Economic Forum? O si tratta di un esperimento fallito, come ha recentemente dichiarato uno dei suoi sviluppatori? La grande volatilità del valore dei bitcoin è un accidente temporaneo destinato ad attenuarsi o un carattere intrinseco che rivela un difetto di costruzione? È possibile mantenere e sviluppare i pregi della blockchain a servizio di un sistema di pagamento efficiente e a basso costo, senza i difetti di bitcoin come moneta instabile e tendenzialmente deflativa?

Gli autori mettono a confronto le promesse reboanti delle monete virtuali con le loro prospettive concrete, analizzando anche le applicazioni della tecnologia blockchain fuori dall’ambito strettamente monetario.