C'era una volta e non c'è (quasi) più. Il giornalismo degli inviati (speciali), dei fotoreporter, del microfono in mano e la telecamere in spalla. Delle corse sui luoghi degli eventi per essere i primi sulla notizia. Al suo posto, una schiera di giornalisti e comunicatori di nuovissima generazione. Sono citizen journalist, blogger, youtuber, stotyteller, social reporter: figure ibride, così come lo è l'intero eco-sistema dell'informazione.


I modelli di produzione e distribuzione non sono più le aziende editoriali classiche, le redazioni contigue alle tipografie, le edicole, i grandi studi radio-televisivi centralizzati.
È invece la rete, il web che ha progressivamente disintermediato i media tradizionali e ridotto il valore delle notizie. Dunque del giornalismo come professione.
Le news online sono commodities. Girano libere e, rimbalzando da un sito all'altro, da un blog a un aggregatore di news, sono non di rado fuori controllo. Bufale e fake news: (sotto) prodotto dell'informazione al tempo dei social network. Della post-verità.


È un giornalismo aumentato, quello che vede imporsi nuovi modelli in cui scrivere e pubblicare sono un unico gesto. L'acceso agli archivi, alle agenzie, agli eventi in corso, ai dati è istantaneo; la visualizzazione, i video, le immagini sono la nuova narrazione; la professione si disperde nei nuovi ambiti dello storytelling, del brand reporting, del data journalism.


Un giornalismo ubiquo, forse 3.0 o addirittura 4.0, che consente di essere ovunque e in tempo reale, senza però esserci fisicamente. Giornalisti e comunicatori sono prossimi, o già entrati, nell'era dell'extra media.


Questo libro corale, edito da Franco Angeli e polifonico raccoglie la sfida di mostrare i vari aspetti di questa rivoluzione, fornendo uno strumento di scenario e orientamento, utile per gli studenti dei corsi di laurea in comunicazione e delle scuole di giornalismo, ma anche per i professionisti e tutti i creatori e fruitori di informazione.